"Io sono la periferia di una città inesistente, la
chiosa prolissa di un libro non scritto. Non sono nessuno, nessuno. Non so
sentire, non so pensare, non so volere. Sono una figura di un romanzo ancora da
scrivere, che passa aerea e sfaldata senza aver avuto una realtà, fra i sogni
di chi non ha saputo completarmi.
Penso in continuazione, sento in continuazione; ma il mio
pensiero è privo di raziocinio, la mia emozione è priva di emozione! Da una
botola situata lassù, sto precipitando per lo spazio infinito, in una caduta
senza direzione, infinitupla e vuota. La mia anima è un maelstrom nero, una
vasta vertigine intorno al vuoto, un movimento di un oceano senza confini
intorno ad un buco del nulla, e, nelle acque, che più che acque sono turbini,
galleggiano le immagini di ciò che ho visto e scritto nel mondo: vorticano
case, volti, libri, casse, echi di musiche e spezzoni di voci in un turbine
sinistro e senza fondo. E io, proprio io, sono il centro che esiste soltanto
per una geometria dell'abisso; sono il nulla intorno a cui questo movimento
gira, come fine a se stesso, con quel centro che esiste solo perchè ogni
cerchio deve possedere un centro. lo, proprio io, sono il pozzo senza pareti ma
con la resistenza delle pareti, il centro del tutto con il nulla intorno"
Fernando Pessoa
Il poeta nostalgico per antonomasia.
RispondiEliminaHa nostalgia di tutto e tutti, soprattutto di se stesso. Quell'Io sempre così eternamente diviso fra sogno e realtà, sofferente per dolori provati o solo immaginati. Fra i pensatori più coscienti della miseria umana, di quella condizione di precarietà propria di ciascun essere mortale.
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