sabato 27 aprile 2013


A M.

Quella notte che tu non venisti
io non mi addormentai ma andai
più volte sulla porta
e pioveva, e di nuovo rientrai.

Non lo sapevo allora: ora invece lo so:
quella notte era già come quelle altre notti
che non venisti più e io non dormivo
e già quasi non aspettavo più
ma andavo spesso sulla porta
perché lì pioveva ed era freddo.

Ma dopo quella notte ed anche in anni successivi ancora
udivo, quando la pioggia gocciolava, i tuoi passi
sulla porta e nel vento la tua voce
e il tuo pianto all’angolo freddo,
perché
non potevi entrare.

Così mi alzavo spesso nella notte e
andavo sulla porta e l’aprivo e
facevo entrare chi non aveva patria.
E vennero mendicanti e puttane,
marmaglia
e gente d’ogni sorta.

Ora molti anni sono trascorsi e
anche se
ancora gocciola pioggia e c’è vento
se tu venissi ora nella notte, lo so
io non riconoscerei più te, non la tua voce
e non il tuo viso, perché è mutato.

Ma odo ancor sempre passi nel
vento
e pianto nella pioggia e che
qualcuno
vuole entrare.
(Sebbene tu allora non sia venuta,
amore, ed ero io che aspettavo!)
E io voglio andar fuori sulla porta
e aprire e vedere se qualcuno è venuto.
Ma non mi alzo e non vado fuori
e non vedo
e neppure viene qualcuno.

B.Brecht


lunedì 8 aprile 2013


Ella si rifiuta sempre di capire, d'intendere,
Ride per nascondere il terrore di se stessa.
Ha sempre camminato sotto le arcate delle notti
E dovunque è passata
Ha lasciato
L'impronta delle cose spezzate.

Paul Éluard



E – vi preghiamo – quello che succede ogni giorno non trovatelo naturale. Di nulla sia detto: "è naturale" in questi tempi di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanità, così che nulla valga come cosa immutabile.

B.Brecht


domenica 7 aprile 2013


Addio a una vista

Non ce l'ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.

Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.

Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sulle acque
abbiano di nuovo con che stormire.

Prendo atto
che la riva di un certo lago
è rimasta - come se tu vivessi ancora -
bella come era.

Non ho rancore
contro la vista per la vista
sulla baia abbacinata dal sole.

Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi
siedano in questo momento
su un tronco rovesciato di betulla.

Rispetto il loro diritto
a sussurrare, a ridere
e a tacere felici.

Suppongo perfino
che li unisca l'amore
e che lui la stringa
con il suo braccio vivo.

Qualche giovane ala
fruscia nei giuncheti.
Auguro loro sinceramente
di sentirla.

Non esigo alcun cambiamento
dalle onde vicine alla riva,
ora leste, ora pigre
e non a me obbedienti.

Non pretendo nulla
dalle acque fonde accanto al bosco,
ora color smeraldo,
ora color zaffiro,
ora nere.

Una cosa soltanto non accetto.
Il mio ritorno là.
Il privilegio della presenza -
ci rinuncio.

Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.

Wisława Szymborska