giovedì 31 gennaio 2013


In pena

In pena per un cielo infranto
per la pioggia che ci bagnerà
vado pensando alla gioia grande
che se vorremo ci prenderà.

Tra dovere ed inquietudine
esita questa vita rude.
(E' una molto grande pena
confessarlo, ora)

Qui ogni cosa odora d'erba.
Su tutto il cielo, in cielo,
il volo delle rondini
ci distrae, ci fa pensare...
Io penso una speranza quieta.

Paul Éluard


martedì 29 gennaio 2013


I bambini giocano alla guerra

I bambini giocano alla guerra
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti da sempre fanno la guerra
tu fai pum e ridi
il soldato spara
e un altro uomo non ride più

E' la guerra
C'è un altro gioco da inventare
far sorridere il mondo
non farlo piangere

Pace vuol dire
che non a tutti piace lo stesso gioco
che i tuoi giocattoli
piacciono anche agli altri bimbi
che spesso non ne hanno
perché ne hai troppi tu

che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci
che la tua mamma non è solo tutta tua
che tutti i bambini sono tuoi amici

E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.

Bertolt Brecht


domenica 27 gennaio 2013


Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento,
perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto,
perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato,
perché mi erano fastidiosi.
Ma poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente,
perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Bertolt Brecht



Ricordo di Marie A.

Un giorno di settembre, il mese azzurro,
tranquillo sotto un giovane susino
io tenni l'amor mio pallido e quieto
tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d'estate
c'era una nube ch'io mirai a lungo:
bianchissima nell'alto si perdeva
e quando riguardai era sparita.

E da quel giorno molte molte lune
trascorsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell'amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
E pure certo, so cosa intendi.
Pure il suo volto più non lo rammento,
questo rammento: l'ho baciato un giorno.

Ed anche il bacio avrei dimenticato
senza la nube apparsa su nel cielo.
Questa ricordo e non potrò scordare:
era molto bianca e veniva giù dall'alto.
Forse i susini fioriscono ancora
e quella donna ha forse sette figli,
ma quella nuvola fiorì solo un istante
e quando riguardai sparì nel vento.

Bertolt Brecht



mercoledì 23 gennaio 2013


La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza.

P.P. Pasolini


martedì 22 gennaio 2013


Oggi l'economia è fatta, per costringere tanta gente, a lavorare a ritmi spaventosi per produrre delle cose per lo più inutili, che altri lavorano a ritmi spaventosi, per poter comprare, perché questo è ciò che da soldi alle società multinazionali, alle grandi aziende, ma non dà felicità alla gente.
Io trovo che c'è una bella parola in italiano che è molto più calzante della parola felice, ed è contento, accontentarsi, uno che si accontenta è un uomo felice.

Tiziano Terzani


domenica 20 gennaio 2013


Vino triste

La fatica è sedersi senza farsi notare.
Tutto il resto poi viene da sé. Tre sorsate
e ritorna la voglia di pensarci da solo.
Si spalanca uno sfondo di lontani ronzii,
ogni cosa si sperde, e diventa un miracolo
esser nato e guardare il bicchiere. Il lavoro
(l'uomo solo non può non pensare al lavoro)
ridiventa l'antico destino che è bello soffrire
per poterci pensare. Poi gli occhi si fissano
a mezz'aria, dolenti, come fossero ciechi.

Se quest'uomo si rialza e va a casa a dormire,
pare un cieco che ha perso la strada. Chiunque
può sbucare da un angolo e pestarlo di colpi.
Può sbucare una donna e distendersi in strada,
bella e giovane, sotto un altr'uomo, gemendo
come un tempo una donna gemeva con lui.
Ma quest'uomo non vede. Va a casa a dormire
e la vita non è che un ronzio di silenzio.

A spogliarlo, quest'uomo, si trovano membra sfinite
e del pelo brutale, qua e là. Chi direbbe
che in quest'uomo trascorrono tiepide vene
dove un tempo la vita bruciava? Nessuno
crederebbe che un tempo una donna abbia fatto carezze
su quel corpo e baciato quel corpo, che trema,
e bagnato di lacrime, adesso che l'uomo
giunto a casa a dormire, non riesce, ma geme.

Cesare Pavese


venerdì 18 gennaio 2013


Alchimia del verbo

All’inizio,
scrivevo silenzi,
annotavo l’inesprimibile,
fissavo vertigini.
Mi vantavo di possedere tutti i paesaggi possibili.
Inventai il colore delle vocali.
Regolai la forma e il movimento
di ogni consonante e,
con ritmi istintivi,
m’illusi d’inventare un verbo poetico
accessibile a tutti i sensi.

Mi abituai all’allucinazione
e finii col trovare sacro
il disordine del mio spirito.
Dicevo addio al mondo
in sorta di romance.
Amai il deserto
e se ho una preferenza
è solo per le pietre e per la terra.

Nessun sofisma della follia
è stato da me dimenticato:
potrei ridirli tutti, ho il sistema.
Infine,
ero maturo per la morte,
la mia debolezza mi guidava
ai confini del mondo.

L’ora della fuga,
sarà l’ora della morte.
Questo è accaduto.
  
Arthur Rimbaud


mercoledì 2 gennaio 2013

Amore dopo amore


Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta,
nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro
e dirà: Siedi qui.
Mangia.
amerai di nuovo lo straniero
che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane.
Rendi il cuore a se stesso,
allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti.
E' festa: la tua vita è in tavola.

Derek Walcott



Buenos Aires

E la città, adesso, è come una mappa
delle mie umiliazioni e fallimenti;
da quella porta ho visto i tramonti
e davanti a quel marmo ho aspettato invano.
Qui l'incerto ieri e l'oggi diverso
mi hanno offerto i comuni casi
di ogni sorte umana; qui i miei passi
ordiscono il loro incalcolabile labirinto.
Qui la sera cenerognola aspetta
il frutto che le deve il mattino;
qui la mia ombra nella non meno vana
ombra finale si perderà, leggera.
Non ci unisce l'amore ma lo spavento;
sarà per questo che l'amo tanto.

Jorge Luis Borges



Sono tornata bella

Sono tornata bella
e forse è questo l'ultimo mio autunno.
Bella più di quando gli piacqui nel sole,
bella e vana ai suoi assenti occhi,
come una foglia d'ombra.
Ma certe notti,
nel silenzio che più non turba il pianto,
invocata mi sento
con disperata sete
della sua bocca lontana.

Sibilla Aleramo



‎...E faccio ritorno alle sole due cose di cui sono certo nella mia nullità: la mia vita quotidiana di passante incognito e i miei sogni come insonnie di uomo desto.

Fernando Pessoa



"Fiorisce alta, nella solitudine notturna, una lampada sconosciuta dietro a una finestra. Sotto il mio sguardo tutto il resto della città è scuro, eccetto laddove salgono i fievoli riflessi delle strade e producono un chiarore lunare alla rovescia, molto pallido. Nel buio della notte il caseggiato si staglia leggermente, con i suoi colori diversi, o toni di colore: solo differenze vaghe, che si direbbero astratte, rendono irregolare l'insieme compatto. Un filo invisibile mi lega al proprietario anonimo della lampada. Non è la circostanza comune di essere entrambi svegli: non c'è una reale reciprocità dato che io ho la luce spenta e, stando io al buoi della finestra, egli non potrebbe mai vedermi. E' un'altra cosa, soltanto mia, che riguarda la sensazione di isolamento, che partecipa della notte e del silenzio, che sceglie quella lampada come punto di appoggio perché è l'unico punto d'appoggio esistente. Sembra che la notte sia così scura soltanto perché essa è accesa. Sembra che essa esista perché io sono sveglio e sogno nell'oscurità che essa dà luce. tutto ciò che esiste, esiste forse perché un'altra cosa esiste. Nulla è, tutto coesiste: forse è giusto che sia così. Sento che io non esisterei in quest'ora (non esisterei perlomeno nel modo in cui esisto, con questa presente consapevolezza di me, che perché è consapevolezza e presente è in questo momento totalmente me) se quella lampada non fosse accesa laggiù, da qualche parte, faro che non sta a indicare nulla in un falso privilegio di altezza. Sento questo perché non sento nulla. Penso questo perché questo è nulla. Nulla, nulla, parte della notte e del silenzio e di ciò che con essi io sono di nullo, di negativo, di intermittente, spazio fra me e me, dimenticanza di un dio ignoto..."

Fernando Pessoa