(da) Lettera ad Armando Côrtes Rodrigues Lisbona,
19 gennaio 1915
(…)La mia crisi è del tipo delle grandi crisi psichiche, che
sono sempre crisi di incompatibilità, quando non con gli altri, certamente con
se stessi. La mia, ora, non è di incompatibilità con me stesso;
l’autodisciplina che ho gradualmente conquistato è riuscita a unificare dentro
di me tutti quegli elementi divergenti del mio carattere che erano suscettibili
di essere armonizzati. Ho ancora molto da intraprendere nel mio spirito; perciò
sono ancora molto lontano da quell’unificazione che vorrei. Ma, come ho detto,
non è da qui che provengono i motivi del mio attuale sconforto.
La crisi di incompatibilità con gli altri, sia chiaro fin d’ora, non è una
incompatibilità violenta come se risultasse da divergenze nitide e dichiarate
di entrambe le parti. Si tratta di ben altro. L’ incompatibilità è sentita da
me, dentro di me, ed è in me che sta tutto il peso della mia divergenza da
quelli che mi circondano. Il fatto che io ora mi trovi a vivere solo viene ad
aggravare questo mio stato di spirito, perché mi lascia a nudo con la mia
anima, senza affetti e senza interessi familiari vicini che possano sviare da me
la mia attenzione. Si aggiunga poi che mi trovo a vivere da mesi in una
sensazione di profonda incompatibilità con le persone che mi circondano.
in nessuno di quelli che mi circondano io trovo un atteggiamento verso la vita
che sia in sincronia con la mia intima sensibilità, con le mie aspirazioni e
con le mie ambizioni, con tutto quanto costituisce il fondamento e l’essenza del mio intimo essere spirituale.
(…)
Fernando Pessoa
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